Le barche con i panni stesi mi mettono allegria

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Le barche con i panni stesi mi mettono allegria.
Mi fanno pensare al Viaggio, al nomadismo del mare.
Alcuni lo trovano poco chic.. come se lo stile fosse un motivo sufficiente per sacrificare la praticità, la necessità di lavarsi gli abiti, di rinfrescare le lenzuola.

Per me la barca è casa.
E io in barca a vela mi sento come una lumaca con il suo guscio.
Ho con me la mia casa e tutto quello che mi serve. E ci faccio quello che farei a casa, bucato compreso.
E quelli nella foto sono i miei abiti e le mie lenzuola.

Sarò poco chic, ma mi sento come alcuni degli equipaggi che incontro in giro. 
Quelli che viaggiano davvero. Quelli che vanno per praticità, per cose semplici. 

Ci riconosciamo nei porti, da lontano.
Da quello che teniamo appeso fuori. Non solo i panni, ma altre piccoli segnali che aiutano a riconoscere chi è in giro da tempo, e chi invece la barca la usa solo per il week end.

Il generatore eolico, i pannelli solari, il timone a vento, la griglia sul balcone di poppa.
Le piantine di aromi. Dettagli sparsi qui e lì.

Nei porti ci si incontra quando ci si ferma a fare rifornimento di acqua, di gasolio, a dare una bella lavata alla barca. A riposarsi un po’ quando il tempo non agevola la navigazione, come in questi giorni.

E ti fermi a parlare, incontri gente, conosci persone. Si scambiamo cortesie, ci si offre il caffè, si visitano le barche. Si ritrova il piacere dell’ospitalità. Si passa il tempo rallentando e diluendo le cose da fare, i piccoli aggiusti, la manutenzione.

Ti raccontano di loro, del viaggio che stanno facendo.

Come Pierre e Joelle, una coppia di francesi sulla cinquantina, che stanno facendo il giro del Mediterraeo e che a Procida hanno raccattato un gattino malandato che li ha costretti a rimanere in porto a Tropea per vari giorni perché il veterinario ha detto che ha bisogno di cure e controlli prima di riprendere il mare. 

Ci si scambia informazioni, loro vogliono lasciare la barca a secco in Grecia per l’inverno e ritornare in Francia per sbrigare alcune cose.
Ci siamo scambiati i contatti. Mi sa che ci ritroviamo lì.

Oppure Will e Johnathan, due imprenditori della medesima (grossa) società inglese.
Amanti del mare, hanno comprato una barca a vela e a turno offrono ai propri dipendenti una settimana in barca a vela per favorire la conoscenza delle persone in ambiti diversi da quelli lavorativi, veleggiando, facendo vita di equipaggio, e intanto stanno girando il Mediterraneo dal mese di aprile con l’intento di lasciare la barca a settembre sulla Costa Adriatica per poi recuperarla l’anno prossimo stesso periodo e stesso scopo.

Si incontra gente di tutti i tipi. Ci si confronta, si impara tanto.
In mare le barriere si abbassano. E in porto si fa vita di pontile.

A me fare la zingara apre la mente e allarga gli orizzonti. 
E rallentare i ritmi mi fa capire che non ha senso correre sempre e tanto.
Sono sempre più convinta che le cose, per viverle, bisogna innanzitutto imparare ad
assaporarle.

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